Il dente del giudizio è da sempre considerato nell’immaginario comune come la “bestia nera “del paziente odontoiatrico. Il tam-tam mediatico ed il passa parola tra pazienti terrorizzati e traumatizzati concorrono sempre di più ad alimentare dubbi ed incertezze nei pazienti. Non è infrequente per un dentista sentire frasi come: “ha tirato con tutta la sua forza per due ore…”, “ha visto la panoramica e dice che rischio la paralisi della mandibola”, “se non lo tolgo mi si sposteranno tutti i denti…”.
I denti del giudizio iniziano il loro processo formativo nell’adolescenza e completano la loro maturazione tra i 18 ed i 20 anni. I denti superiori solitamente erompono spontaneamente in arcata senza particolari problemi, mentre gli inferiori, possono presentare delle problematiche durante la fase di eruzione dovuto al fatto che spesso rimangono mal posizionati e incastrati tra l’osso mandibolare e la gengiva. Questo può portare ad avere sintomi quali: dolore, sanguinamento, infezione, mal d’orecchio, gonfiore. Un altro problema è quello legato alla posizione anatomica del dente del giudizio inferiore e del nervo alveolare inferiore che decorre all’interno della mandibola portando la sensibilità dei denti e della cute e delle mucose del labbro inferiore. La radiografia panoramica risulta ancora oggi l’esame ideale di screening per la diagnosi e l’estrazione della maggior parte dei denti del giudizio. Il chirurgo orale dovrà poi valutare se richiedere una indagine tridimensionale quale la tomografia computerizzata per meglio inquadrare eventuali sospetti diagnostici di stretto rapporto tra il nervo ed il dente. Questo tipo di esame permette al chirurgo di poter navigare in 3D nella mandibola e nel mascellare del paziente.
La chirurgia del dente del giudizio oggi
Oggigiorno la chirurgia del dente del giudizio risulta molto meno traumatica rispetto al passato. Questo si ottiene adottando dei rigidi protocolli di diagnosi preoperatoria, delle metodiche tecnologicamente performanti e all’avanguardia come ad esempio la chirurgia piezoelettrica, che grazie al suo taglio selettivo non danneggia i nervi e i tessuti molli, ed una scrupolosa attenzione al protocollo postoperatorio.
Il consiglio è quello di non sottovalutare eventuali sintomi di “fastidio” nella zona dietro gli ultimi denti in quanto è stato dimostrato che una volta accertata la necessità di eseguire l’estrazione del dente del giudizio, un intervento eseguito quando le radici non sono completamente maturate, risulta essere molto meno traumatico.
L’ultimo tabù da sfatare è quello dei denti del giudizio che spostano i denti in arcata: ebbene è stato dimostrato che possono essere una concausa dello spostamento, ma l’estrazione del dente del giudizio non ci mette al riparo da eventuali affollamenti futuri
Fonte:
Jason Motta Jones | Rossi e associati Studio dentistico
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